LE RISAIE

L’Italia è il più grande produttore europeo di riso e la più grande area risicola del paese si trova a cavallo tra Piemonte e Lombardia, con complessivi 220.000 ettari. In questa vasta area il metodo di coltivazione prevalente è quello della sommersione. Da inizio aprile a fine agosto (con piccole varianti) l’intera area è allagata in maniera discontinua almeno per i primi 3-4 mesi.

Ed è proprio questa discontinuità temporale a causare il maggior danno.

Ogni qualvolta la risaia si svuota, tanto per scopi agronomici, quanto per carenze idriche, una delle specie più fastidiose delle nostre regioni, Ochlerotatus caspius, depone le sue uova nel terreno umido. L'acqua, tornando in risaia, fa schiudere le uova e le larve non trovano più predatori, scomparsi a causa dell'asciutta. Così in pochi giorni le larve possono completare il loro sviluppo ed involarsi, coprendo anche una decina di chilometri in cerca dell'ospite da pungere.

Per questa ragione le zanzare che nascono in risaia creano un grosso problema per un area assai più vasta e popolosa di quella in cui la cultura avviene.

Questo problema è andato sempre più aumentando negli ultimi anni, a causa delle notevoli trasformazioni avvenute nel comparto, ma anche per questioni ambientali complessive, come l’innalzamento termico e l’inquinamento delle acque superficiali.

 

A stagione inoltrata, quando non si effettuano più asciutte, altre zanzare prendono il sopravvento (Culex modestus, Anopheles maculipennis). Sono specie che depongono le loro uova direttamente in acqua e si sviluppano insieme agli altri organismi acquatici. Se fra questi vi è un buon numero di predatori, essi sono sufficienti a tenere sotto controllo l'infestazione larvale.

Una volta che volano via queste zanzare si spostano meno e sono meno aggressive delle precedenti.

 

In realtà alcune scelte agronomiche potrebbero aiutare la lotta alle zanzare, ma si tratta di metodi da migliorare, standardizzare ed applicare su vasta scala.

In attesa che tali scelte agronomiche si affermino, il Monferrato ha scelto di difendersi attraverso un progetto che copre oltre 25.000 ettari di risaia, che vengono trattati da aprile a luglio con prodotti biologici a base di B.t.i. sparsi per mezzo di elicotteri, pur sapendo che questo metodo da solo non basta.

 

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